La lastra funeraria con figura di Cavaliere, suggestivamente collocata all’ingresso dell’Emeroteca comunale, restaurata con il contributo della sezione faentina del Rotary Club, proviene dalla Chiesa di Santa Maria dei Servi.
Sulla lastra appare adagiata la figura di un guerriero con il capo posato sul cuscino e le mani congiunte in preghiera, gesto insolito che dona all’immagine un senso di profonda pietas.
L’uniforme che lo riveste è resa in maniera puntuale e, nonostante il fortissimo logorio, risulta ancora leggibile nei minimi particolari, dal bacinetto con barbuta alla corazza sotto veste, ai guanti di grossa pelle lamellati in ferro, alla daga e spada appese al cinturone e legate alle “catene d’armi”, ai gambali, agli speroni; il che lo rende ancora passibile di confronti ai fini della sua, quanto meno plausibile, datazione.
In realtà il mistero è proprio questo: lo stemma pare essere quello della famiglia Pasi, ma si tratta di uno stemma più volte documentato a Faenza e già oggetto di dispute.
Federico Argnani alla fine del secolo scorso aveva riferito uno stemma similare, dipinto su di un boccale faentino in maiolica, ad un Giacomo Pasi che sarebbe stato vescovo di Faenza tra il 1258 ed il 1273, tenendo anche conto delle notevoli somiglianze con lo stemma di cui si fregiavano i Pasi nel Cinquecento. Gaetano Ballardini confutò tale ipotesi dimostrando, con precisa documentazione, l’inesistenza di un vescovo Pasi in città nel XIII° secolo, notando inoltre che nello stemma della famiglia Pasi il capo era ornato con i gigli di Francia ed attribuendo poi lo stemma dipinto sul boccale, anche per il fatto che era sormontato da un cappello cardinalizio, al Cardinale Egidio Albornoz, legato pontificio presente a Faenza nel 1359. A complicare l’identificazione del nostro milite, c’è la quasi completa illeggibilità della scritta che può essere trascritta come “dodici novembre 1280” oppure “dodici novembre 1380”, ma anche “1320”. La prima è la meno probabile visto che la costruzione della Chiesa dei Servi cominciò nel 1313, ma assegnare per buono il 1320 ad un Pasi risulta più difficile in quanto la famiglia assunse solo nel Cinquecento un ruolo importante nella vita cittadina, con la presenza anche di un vescovo agli inizi del Cinquecento. Peraltro le caratteristiche militari dell’armatura la collocano innegabilmente nella seconda metà del trecento: le catene d’arma sono una datazione inoppugnabile. A complicare ulteriormente l’identificazione, l’epigrafe, anche se frammentata, lascia leggere parole quali “la constatazione o la speranza di essere salvato nell’abito santo e l’auspicio che ogni sua impresa gli valga la possibilità alla corte santa”; formula decisamente anomala rispetto alle formule più ricorrenti che indicano il casato, qualche impresa e la richiesta che l’anima riposi in pace. Non è quindi del tutto da escludere la eventualità che il Nostro sia appartenuto più ad una milizia religiosa che non cittadina.
Ad oggi la datazione ritenuta più probabile è il 1320 in quanto si tende ad assegnare alla stessa bottega artigiana (quella di Arriguzzo Trevisano) la realizzazione della lastra, affiancandola a quella perfettamente identificata, di Filippo Desideri 1315 (ora al Museo Civico di Bologna).
Il mio pensiero di appassionato di storia militare e di uniformologia, mi porta a formulare una diversa ipotesi, pur senza voler, con questo, contestare gli studiosi di Storia dell’Arte ai quali anzi chiedo un confronto sulla mia ipotesi.
Volendo procedere alla riproduzione tridimensionale del Nostro Cavaliere, si pone il problema della sua colorazione araldica.
Ho fatto la scelta di collocarlo nell’ambito della Famiglia Pasi secondo questa ipotesi: la lastra tombale può essere stata realizzata in anni in cui la famiglia Pasi poteva permettersi tale spesa, marcando chiaramente, tramite lo scudo, l’appartenenza ad essa della figura del defunto, è plausibile che si trattasse di un “milite appartenente ad una congregazione religiosa” forse vissuto nel trecento, magari, e quindi vestito con le armi dell’epoca, ma, e questa è l’ipotesi più originale, è anche plausibile che in realtà la figura sia stata vestita con le armi dell’epoca, ovvero che il defunto fosse comunque del XV° secolo. Ovvero, se diamo per assodato che solo nel XV° secolo la Famiglia Pasi avesse il denaro sufficiente per permettersi una così ricca sepoltura, è possibile che abbia voluto ricordare un famigliare di tale epoca, ma anche di un’epoca precedente, per raccontarne i meriti e marcare il fasto di cui si potevano permettere.
Se questo corrispondesse a verità è molto probabile che i pezzi dell’armatura siano quelli che effettivamente erano esistenti nell’epoca nella quale è stata realizzata la lastra tombale: ciò verrebbe a sancire, una volta di più, che le disponibilità delle armature, soprattutto in periferia, continuava a mantenersi a lungo anche quando nei centri di produzione erano apparse nuove armi ed armature. Un po’ come dire che la moda e la tecnologia degli armaioli stentava a diffondersi capillarmente, frenata ovviamente dagli alti costi. In sostanza è pensabile che il Nostro fosse vestito come un trecentesco (XIV° secolo) pur raffigurando un personaggio del quattrocento (XV° secolo), ma al contempo è più che plausibile che fosse un uomo del quattrocento vestito con le effettive armi disponibili in tale periodo in città, tutto sommato periferiche come la nostra, rispetto ai grandi centri di produzione d’armi del milanese.
Questa è l’ipotesi che il sottoscritto ha formulato, ovviamente pronto a rivederla se la corretta identificazione della lastra tombale e soprattutto la datazione artistica della stessa potrà essere, con ulteriori studi, indubitamente stabilita.
Buongiorno,
RispondiEliminaVorrei dare qualche precisioni. Scusatemi per i miei errori di italiano, sono francese.
1 - il Famiglia Pasi è citato a Bologna fin da 1230, armi: rosso a banda di oro. Partecipa alla Battaglia di Zappolino in 1325.
2 - il Famiglia Pasi occupa la funzione di tenente dei Manfredi a Faenza in 1415. Si può supporre dunque che questa famiglia sia conosciuta nella città nella seconda partita del XIVè.
3 - il primo blasone dei Pasi, secondo i registri del Comune di Faenza, è azzurro a banda di oro, portante lambel rosso al capo (armi del cavaliere della pietra tombale). Non è quello del cardinale Egidio Albornoz dunque: di oro a banda di azzurro.
4 - gli armi Pasi cambieranno colori poiché al XVIè e XVIIè hanno visto apparire dei blasoni di oro a banda di azzurro al capo della Francia, portante la croce del Santo Etienne, dunque dopo 1561 anno della creazione di questo ordine.
Sono molto interessato di dibattere su questi temi.
Grazie.
François Pasi